“nuovo vedutismo e realismo: l’arte fotografica di lino godina” a cura del maestro d’arte michell c

Segnalato da Michell

Michell

Categoria: Mostre

Data: 30 marzo 2012

Indirizzo: alzaia naviglio pavese 12/14

Provincia: Milano

Orario di apertura: 18,30

Come arrivare: zona XXIV maggio

Sito internet: milanoartsfestival.beepworld.it

Referente: maestro michell campanale

Per informazioni: 331.3614341

E-mail: michellstudyforlight@gmail.com


 COMUNICATO STAMPA

 

 

“NUOVO VEDUTISMO E REALISMO NELL’ARTE FOTOGRAFICA DI LINO GODINA”


in diretta sul web in streaming su http://www.ustream.tv/channel/maestromichell-tv


A cura del maestro d’arte Michell Campanale

 

L’arte di LINO GODINA, fotografo milanese, evoca imprescindibilmente tutto l’escursus storico e  plusvalore, che la fotografia stessa  ha apportato all’arte, grazie proprio a maestri come Godina.

Fotografia, dal greco antico φς, photôs, luce) e γραφή, graphè, scrittura o disegno, rappresenta la sintesi del processo di  "disegno e luce"(Tecnica dall’estrema versatilità che ne ha consentito l'utilizzo nei campi più diversi delle attività umane, dalla ricerca scientifica all'intrattenimento, dalla pubblicità al giornalismo, fino a consacrarla come autentica forma d'arte,) è un processo di registrazione permanente e statica di un'immagine, proiettata per mezzo di un sistema ottico su un elemento fotosensibile: frutto della simbiosi degli studi sia nell’ottica ( camera oscura), sia della chimica (sostanze fotosensibili).

convenzionalmente se ne attribuisce l'invenzione (con La prima applicazione effettiva, mediante l’uso della chimica per il fissaggio dell'immagine ottica in essa prodotta) al francese Joseph Nicéphore Niépce nel 1822,con la prima produzione su sostanza fotosensibile,  un'incisione su vetro raffigurante papa Pio VII. Ma  gli storici fanno risalire l’origine della fotografia ancor prima, con la realizzazione di primi prototipi di “camera oscura”, un dispositivo ottico la cui invenzione è alla base di tutta la tecnica fotografica. le prime camere oscure erano delle vere stanze abitabili al cui interno i pittori e gli scienziati lavoravano, successivamente invece composta da una semplice scatola chiusa con un piccolo foro (detto stenopeico , che si comporta come un obiettivo) su di un lato, che lasci entrare la luce proietta.

Lo studio della camera oscura è molto antico: La camera “obscura” fu un fenomeno che Aristotele descrisse sin dal quarto secolo a.C., ritrovandolo nell'undicesimo secolo,con il monaco Vitellione, che tradusse nell'opera Opticae thesaurus Alhazeni arabis, studi sui raggi luminosi e sulla teoria della visione dell'arabo Alhazen, sino al1292 con Guglielmo di Saint-Cloud per le sue osservazioni astronomiche.

 

Premessi gli escursus storici della fotografia, e’ semplice immaginare il potenziale artistico maturato negli anni da Godina, il cui operato e’ lo specchio che riflette magistralmente una esaltante sintesi della metamorfosi artistica fotografica. In Godina infatti ritroviamo importanti tracce di quello che fu, per la pittura, lo splendore del periodo “vedutista”.

 

Il vedutismo è un genere pittorico che ebbe per soggetto, per l’appunto, vedute prospettiche di città o paesaggi. Il vedutismo si sviluppò nel ‘700 soprattutto a Venezia per via della sua particolarità e suggestività; questo favorì lo sviluppo di una vera e propria scuola veneziana settecentesca, che tra i suoi maggiori esponenti appunto vantava il pittore e incisore italiano Giovanni Antonio Canal detto il Canaletto,  le cui opere, frutto di attenta e metodica commistione di architettura, natura,precisa resa atmosferica e condizioni di luce, medotico valore matematico della prospettiva: in linea con criteri di scientifica oggettività, concomitante col maggiore momento di diffusione delle idee razionalistiche dell'Illuminismo.

Seppur riecheggiano sin dal periodo di   Leonardo Da vinci, l’uso della fedele riproduzione di paesaggi mediante un prototipo leonardesco di camera oscura usata come strumento appunto per la pittura: cosi’, (anche se capovolti)  ma fedelmente proiettati su di un foglio appositamente appeso, queste “vedute”aprivano ai posteri l’uso della prospettiva nella pittura. Da allora le camere oscure furono largamente utilizzate dai pittori nell'impostazione di quadri con problemi prospettici, come pare sia stato per  ilCanaletto stesso nel ‘700.

 

Queste preziose indissolubili tracce della storia dell’arte e della fotografia,sgorgano rigogliose nell’arte di Lino Godina, che richiama prepotentemente il vedutismo settecentesco, con una singolare rielaborazione dell’artista, ove l’artefatto geometrico umano dell’elemento architettonico si accosta armonicamente con “la perfetta imperfezione” degli elementi naturali (il lago, i monti, le colline -  serie “Rovigno” (Croazia), in un continuum armonico che elude sin dal primo acchito ottico qualsiasi distonia.

Importante la rielaborazione degli  elementi naturali (che spesso simbolicamente richiamano un nostalgico concetto di “madre”, nelle baie (serie Rovigno)che raccolgono le acque, un po’ come quelle dell’alveo uterino, che  conserva e protegge il feto durante la gestazione): dalla fedele riproduzione dei medesimi elementi in perfetto stile vedutistico (serie “Lago di Como”), alla rielaborazione e “mistificazione” degli stessi in una sorta di surrealta’ evocativa che traduce invero una realta’ altresi’ trascorsa, o altrimenti latente(vedi l’opera “duomo di milano” ove la pavimentazione, adiacente il secolare monumento, sembra acqua:Milano e’ di fatto una citta’ sull’acqua, le cui falde oggigiorno lasciano spazio alle ridotte vene acquifere dei Navigli, ma in realta’  sussistono ancora prolifere nelle  profondita’del sottosuolo): mistificazione possibile grazie al magistrale controllo dei giochi cromatici del Godina ( che ricordano  i cosiddetti "capricci" del vedutismo settecentesco, ovvero interventi di mescolanza e sostituzione di alcuni elementi da un paesaggio all'altro).

Altrove palpita una simbiotica sintesi di “animato-inanimato”, ove il silenzio inanimato dell’architettura si sposa armonicamente con l’animato fragore delle folle in festa (vedasi le opere della serie “Venezia” o “Milano”):e’ forse questo l’apice contenutistico dell’opera del Godina, ove si aggiungono e si fondono, come sulla tavolozza di un pittore, diversi stili a quelli gia’ evinti: tracce di realismo di vita metropolitana (nella serie “Milano”) richiamano reminescenze di quel Realismo formatosi nella seconda meta’ dell’800, sulle idee del filosofo scrittore Courbet: come allora quel movimento ebbe  le finalita’ di evincere la comportamentistica umana e le problematiche sociali di quell’epoca, allo stesso modo oggi Godina ripropone un’indagine moderna della stessa comportamentistica umana, sciami di folle in festa, come a un’indagine spettatrice di un’immaginario collettivo spinto unanime quanto inconsapevole ed eccitato dagli ardori dei festeggiamenti (vedasi serie “Venezia).

Con un tocco di rielaborazione formale della realta’ ritratta che dona dinamicita’ e movimento (vedi serie “Milano”, a rimarcare la motilita’ che caratterizza la capitale lombarda), rievocando una nostalgica dinamicita’ futuristica boccioniana.

 

Concludendo, l’arte di Godina e’ descrittiva di attualita’ e sintetica o riassuntiva d importanti contenuti di importanti momenti che hanno caratterizzato la storia dell’arte: una narrativa, l’arte del Godina, che racconta con le immagini, l’imprescindibilita’ del passato, l’essenzialita’ e l’immortalita’ di un presente che e’ gia’ futuro narrativo per i posteri che ammireranno.

 

Maestro Michell Campanale

 

 

 “Nuovo Vedutismo e Realismo nell’arte di Lino Godina” redatto a cura del maestro d’arte Michell Campanale (Testo completo) 



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