Mostra personale di Denise Tunolo

Categoria: Mostre

Data: dal 24 maggio 2008 al 14 giugno 2008

Indirizzo: piazza stella 5, genova

Provincia: Genova

Orario di apertura: dalle 16.30 alle 19

Referente: mario napoli

Per informazioni: 0102468284

E-mail: info@satura.it


SATURA associazione culturale   centro per la promozione e la diffusione delle arti

piazza Stella 5/1, 16123 Genova tel/fax: 010.246.82.84 // 010.66.29.17 cell. 338.291.62.43

e-mail: info@satura.it   http:// www.satura.it

 

COMUNICATO STAMPA

 

 

 

sabato 24 maggio 2008 ore 17:00

sala portico - inaugurazione

 

< DENISE TUNOLO >

 

mostra personale

 

a cura di Mario Pepe

 

aperta fino al 11giugno 2008

dal martedì al sabato ore 16:30 – 19:00

chiuso lunedì e festivo

 

Genova, SATURA associazione culturale

 

 

Il fulcro delle immagini di Denise Tunolo è costituito dagli spazi claustrofobici dentro i quali il corpo esplora i propri limiti psicologici, i pochi gradi di libertà individuali, la sostanziale invivibilità del mondo contemporaneo. Il fatto che le foto contengano lei stessa come unico personaggio dentro la cornice banalizzata della propria quotidianità, può suggerire facilmente una lettura in chiave narcisistico-nichilista della sua problematica, se non fosse per i numerosi particolari ironici che rimandano ad una visione più ampia. Sembra quasi che l’artista fotografi se stessa all’interno dei suoi giorni per verificare il mero fatto della propria esistenza, affidandone la registrazione al mezzo meccanico, e che si domandi il significato di una simile vita. Non a caso  lo spazio contenitore è il bagno dove l’unico ampliamento visivo è quello illusorio dello specchio. Un locale che si riempie del suo corpo anche in maniera volutamente eccessiva e soffocante dove l’identità dell’individuo si frammenta e finisce per annientarsi. Dice l’artista che “le sue foto tendono a voler catturare momenti quotidiani dove l’individuo diventa capace di oltrepassare l’identità stessa diventando invisibile”. E’ la metafora dell’uomo contemporaneo, che partendo da posizioni antieroiche, minimaliste, dichiaratamente omologanti, è arrivato ad essere annientato dalla sua stessa riduzione di progettualità e di aspettativa.

Alcune immagini sono notevoli sul piano formale: pochi e semplici oggetti scandiscono le linee orizzontali e verticali dello spazio con grande efficacia mentre una porzione di corpo lo ingombra in maniera opaca e  provvisoria. L’uso del colore ricorda la Pop, ma viene qui forzato ad esprimere l’estraneità del luogo e lo spiazzamento della situazione psicologica. La macchina fotografica stessa compare in numerose immagini, come per testimoniare che si può anche essere fagocitati nei suoi megapixel di memoria, ma che questo non ci assicura che siamo proprio noi ad occupare quello spazio.  Siamo in presenza dell’ennesima prova che la fotografia può facilmente allontanarsi dalla solidità della rappresentazione oggettiva ed essere adoperata per esprimere le sottigliezze e le sensibilità percettive dell’artista.



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