Mostra di donne alla casa internazionale delle donne

Mostra di donne alla casa internazionale delle donne Segnalato da



Categoria: Mostre

Data: dal 20 marzo 2010 al 31 marzo 2010

Indirizzo: via della Lungara 19

Provincia: Roma

Orario di apertura: dal lun al ven 9.00/19.00, sab 9.00/13.00

Come arrivare: autobus 23

Sito internet: www.soqquadro.eu

Referente: Marina Zatta

Per informazioni: 333.7330045

E-mail: soqquadro@interfree.it


Sabato 20 marzo 2010 si inaugura alle ore 19.00 presso la Casa Internazionale delle Donne in Via della Lungara 19 a Roma, la mostra 10 minuti prima… delle artiste Simona Durzu, Clara Ferreri, Luisa Marinucci Andrea Mercedes Melocco, Cristina Messora, Laura Perreca, Antonella Ricciotti, Daniela Rumini, Gloria Tranchida. La mostra è il secondo appuntamento del mese di marzo che Soqquadro dedica all’arte espressa dall’intelletto femminile. Le artiste partecipanti, in linea con il titolo della mostra, hanno letto il tema di genere in chiave autoironica.

Soqquadro
Presenta
10 minuti prima…
Eva mangiò il frutto dell’albero della conoscenza 10 minuti prima di Adamo;
da allora ha mantenuto questo margine di distacco
Mostra collettiva

DURATA: dal 20 al 31 marzo 2010
INAUGURAZIONE: sabato 20 marzo ore 19.00
ORARI: dal lunedì al venerdì 9.00-19.00 sabato 9.00-13.00
LUOGO: Casa Internazionale delle Donne (Sala Atelier) – Via della Lungara 19, Roma
CURATRICI: LINDA FILACCHIONE e MARINA ZATTA
INFO: tel. 06.68401721, cell. 333.7330045
@mail: lindaevents@libero.it - soqquadro@interfree.it
www.soqquadro.eu

La Casa Internazionale delle Donne è un luogo storico del femminismo romano sito in via della Lungara nel noto quartiere Trastevere. La casa Internazionale delle Donne è posta in un magnifico ex convento rinascimentale ed è provvista di spazi per conferenze e riunioni, bar, ristorante, negozio equo solidale, foresteria e la sala Atelier progettata come sala espositiva.

In questo luogo Soqquadro espone la collettiva “10 minuti prima...” curata da Linda Filacchione e Marina Zatta una mostra dedicata all’arte al femminile esplorata con uno sguardo autoironico. Le artiste donne sono spesso confinate nelle mostre dedicate all’8 marzo che e’ diventata quasi una data-ghetto per l’arte espressa dalle donne. In realtà le differenze di genere nelle espressioni artistiche sono quasi sempre marginali, esistono molte più ampie differenze tra artisti bravi ed artisti mediocri, tra intellettuali capaci di un pensiero forte ed altri capaci di dire solo banalità, piuttosto che tra generi sessuali.

Bisogna però anche dire che le donne sono ancora emarginate nel lavoro intellettuale, considerate meno appetibili dal mercato artistico e valutate meno sia sotto l’aspetto del riconoscimento del loro pensiero intellettuale che sotto quello, consequenziale, economico. Sotto questo profilo una mostra dedicata esclusivamente ad artiste-intellettuali di sesso femminile ha ancora un senso di esistenza, per concedere uno spazio di visibilità specifico a persone che, solo per essere nate con il sesso “sbagliato” faticano più di altre ad emergere in un settore, quello artistico, che ancora non riesce a liberarsi del tutto da antichi pregiudizi. Per questo motivo Soqquadro ha scelto di realizzare, nel mese consacrato alle donne, Marzo, questa mostra che sottolinea, come espresso nella battuta del sottotitolo, una autoironica superiorità del pensiero artistico ed intellettuale delle donne in una mostra interamente dedicata alle capacità creative ed espressive delle donne d’arte.

Penelope, Euridice, Ofelia… donne vissute attraverso parole e leggende, corteggiate da ogni forma d'arte e forse, mai capite fino in fondo. Simona Durzu così racconta il suo progetto “(Not so) desperate artwives” : “E’ un tentativo di dar forma e colore a ciò che non è stato raccontato. A quegli spazi, preziosi ed inviolabili, in cui le emozioni sfuggono al controllo razionale per essere espresse e liberate, in un mondo sospeso fra l'onirico e il reale. Ad un'intimità fatta di gesti, silenzi ed istanti vissuti lontano dall'immaginario che si è creato intorno a queste figure che, grazie alla loro capacità di incarnare tanto la forza quanto la fragilità, non hanno mai perso il loro incanto. C'erano una volta le donne narrate.. e ci sono, oggi come allora, quelle che non hanno mai smesso di reinventarsi”.

Le opere di Clara Ferreri sono espressione di una pittura istintiva ed emozionale che, a volte priva di accuratezze tecniche e dettagli pittorici, mira a spogliare i suoi soggetti per mostrarli nella loro essenza. Non ci sono riserve nel manifestare la tragicità di alcune situazioni, nel raccontare momenti difficili e importanti di ricerca e crescita interiore. Nell'intima indagine dei suoi personaggi, si percorrono spazi inesplorati dove il tempo è sospeso e l'opera Andrea, l'identità dell'essere incarna quella ricerca di identità che si cela sotto una maschera.

Tutte le opere pittoriche di Luisa Marinucci hanno come tratto comune quello del movimento, dell'intensità dei colori e delle accese tonalità . Testimoni del processo che da sempre la portano ad esprimersi, i colori sono la controparte artistica degli stati d'animo reali più travagliati, vissuti, sofferti e anche per questo oscuri.

Andrea Mercedes Melocco propone in questa mostra una le sue silhouette in legno, sagome a grandezza naturale, presenze nere di forte impatto visivo e di altrettanto forte potere evocativo, pezzi unici che colgono i gesti, le emozioni e i pensieri di ognuno di noi. Non ritratti, non fotografie: piuttosto l’essenza vera delle persone, quella che si rivela solo controluce, solo a occhi chiusi.

Cristina Messora presenta in questa mostra l’opera “Con le radici in volo” nella quale esprime il desiderio di ricercare la propria natura come essere umano, con la forza di una radice che penetra saldamente nel terreno, conduce alla scoperta delle proprie autonomie e dei propri desideri.

Laura Perreca espone l’opera Ri-nascita in cui la nascita è un rito di passaggio, segna un mutamento di stato che non scegliamo, doloroso eppure necessario, risultato di uno sviluppo naturale la prima o culturale il secondo. Allo stesso modo i cambiamenti importanti rappresentano un distacco dal grembo materno di una condizione a noi nota e quindi accettata per affrontare un mondo ignoto e caotico che ancora non comprendiamo. È il senso di insicurezza insito in questa separazione a tormentare l’adulto che si affaccia ad una nuova esistenza.

Antonella Ricciotti propone una serie di scatti fotografici in cui la sensualità della donna è resa semplicemente attraverso labbra rosse rese eterne in un’immagine. E quasi non c’è pelle tutto intorno, ma una luce chiara che nasconde i confini. Labbra rosse come papaveri, chiuse, socchiuse, di profilo. Da queste linee piene, rosse, immagino lo sguardo e tutto il volto. Non il corpo, ma le labbra che ne riassumono le linee, i contorni, ne tracciano la mappa.

Daniela Rumini elabora con la sua opera la divisione e la contrapposizione, un corpo nudo femminile esibito e la sagoma maschile negata nei suoi indefiniti contorni. L'eterno conflitto tra le pulsioni della sensualità e l'equilibrio della ragione, tra il conscio ed il subconscio, tra il distinto e l'indistinto. L’altra opera in mostra, Silenzi, vuole rappresentare i silenzi concernenti l'universo femminile. La presenza di bocche serrate indica l'impossibilità di esprimersi, causata da una società di stampo maschilista sempre più votata al piano esteriore e disinteressata all'interiorità, che riguarda sia l'individuo in quanto tale sia il l'intero universo femminile.

“It is so good you would not know it was done by a woman”, questo disse Hans Hofmann davanti a un’opera di Lee Krasner. Ed è a Lee Krasner che Gloria Tranchida dedica la sua opera “Dripping su Collage”, affascinata dalla figura di questa grande artista della scuola di New York, oscurata dagli artisti uomini della sua epoca e, soprattutto, dalla sua stessa figura di moglie di Jackson Pollock .Cartone e carta da pacchi riciclato compongono il collage, che richiama i famosi collages dell’artista americana, su cui si impone un dripping di smalto, tecnica inventata dal genio di Pollock proprio negli anni del suo matrimonio con Lee Krasner.

 



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