Le città (in)visibili, mostra personale di tommaso fettucciari

Segnalato da Satura Art Gallery

Satura Art Gallery

Categoria: Mostre

Data: dal 26 ottobre 2013 al 09 novembre 2013

Indirizzo: piazza Stella 5/1

Provincia: Genova

Sito internet: www.satura.it

Per informazioni: 010 246 82 84


 Sabato 26 ottobre 2013 ore 17:00
Palazzo Stella - inaugurazione

LE CITTÁ (IN)VISIBILI
mostra personale di Tommaso Fettucciari
a cura di Flavia Motolese

aperta fino al 9 novembre 2013
da martedì a sabato
ore 15:30 – 19:00

Genova, SATURA art gallery


S’inaugura sabato 26 ottobre 2013 alle ore 17:00 nelle suggestive sale di Palazzo Stella a Genova, la mostra “Le Città (In)visibili” di Tommaso Fettucciari a cura di Flavia Motolese. La mostra resterà aperta fino al 9 novembre 2013 con orario 15.30 – 19.00 dal martedì al sabato.

Il libro “Le Città Invisibili” è uno straordinario esercizio di stile, un modo per piegare e spiegare il meccanismo infinito dell’immaginazione intorno a un unico tema - quello della città – visto in modi diversi, secondo differenti schemi di raggruppamento. Non si tratta quindi di trovare vere possibilità architettoniche quanto piuttosto di pensare alle implicazioni mentali della metropoli. Nell’arte figurativa, questo procedimento corrisponde al disegnare le linee che racchiudano gli aspetti essenziali delle case, snudandone l’interno, rivelando i processi cognitivi. Il reticolo ordinato delle vie (o, viceversa, l’ammucchiarsi degli edifici in progressione) dice qualcosa di essenziale sul carattere artificioso delle società: sono interconnesse eppure distanti e in esse ciascun individuo vive intimamente isolato anche in mezzo ai propri simili, in un sistema che tende all’omologazione. Mentre Escher seguiva le proiezioni dell’Ego riproducendo i dettagli oggettivi di stanze e palazzi, Tommaso Fettucciari utilizza la logica delle geometrie di Paul Klee e i cerchi di Wassily Kandinsky per descrivere un mondo non solo cartografico – quasi analitico come un diagramma di Christaller – ma anche e soprattutto fantasioso e colorato. L’artista ubro segue lo stesso principio del gioco combinatorio in cui il lettore è lasciato libero di creare una sequenza narrativa personale, ma qui la resa grafica permette due passaggi: la visualizzazione della scena incorniciata e la trasformazione del cerchio in quadrato, ossia del trascendente in immanente. Evitando sia la complessità della simbologia teologica sia l’iper-semplificazione dell’astrattismo svuotato di contenuto, la serie ricalca la suddivisione aleatoria dei racconti di Italo Calvino. L’osservatore è invitato a creare una sequenza, distinguendo le varie tipologie di paesaggio fantastico che può essere puramente semiotico, verticalizzato oppure fatto d’innumerevoli collegamenti. A volte non è possibile rintracciare un filo conduttore e lo spettatore si deve abbandonare a un surreale viaggio onirico, ma la ricerca di un indizio ha sempre a che fare con la memoria che modella la realtà. (testo di Elena Colombo)


Con preghiera di pubblicazione e/o divulgazione



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