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maestrocascella Giuseppe Cascella
Nocera Inferiore (SA)

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22/09/2008
Categoria: Pittori

Websites: maestrocascella  maestro  maestro del presepe

Opere inserite: 9

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Data di nascita: 27/10/1955
Residenza: Nocera Inferiore - SA
Telefono: 081910307


 

Giuseppe Cascella nasce a Nocera Inferiore provincia di Salerno, il 27 Ottobre 1955.
Nel 1978 convoglia a nozze con Maria Somma, originaria di Lettere, provincia di Napoli, con la quale mette al mondo tre figli (Antonio, Francesco ed Anna).
Sin da piccolo ha coltivato la passione per il presepe e con amore e cura ha trascorso giorni e giorni vicino alla costruzione del presepe di casa.
Questa passione continuò nel tempo, diventando arte e stile artistico.
Ancora oggi, come da bambino, si ritrova a perdersi nel dolce incanto della natura montanara per trarre dalla realtà nuove idee scenografiche presepiali.
Egli è anche un pittore, così eclettico da riuscire a passare da una tecnica raffinata e iperrealista fino a raggiungere toni espressionisti.
L'opera di Giuseppe Cascella ha toccato pressoché tutte le città d'Italia, diffondendola attraverso mostre personali e collettive.
Oltre a Nocera Inferiore, sua città natia, hanno veduto sue realizzazioni la Sicilia, il Lazio, la Lombardia, la Puglia e così via.
La città di Urbino è nota in Italia e all'estero anche per ospitare il presepe più grande del mondo, di fattura naturalmente cascelliana.
L'Artista non disdegna di esporre anche all'estero.
La Spagna è fra le nazioni che maggiormente mostra grande ammirazione per le Opere del Pittore.
 

 

I DONI DI CASCELLA
L’Illustre e famoso artista italiano, il M° Giuseppe Cascella, ha chiesto negli ultimi mesi del 2004 di diventare socio benemerito dell’Opera, impegnandosi anche ad animare una delegazione dell’Opera e manifestando, nel contempo, la volontà di voler donare alla CASA MUSEO “Vincenzo Piccione d’Avola” un Suo artistico Presepe e una Sua magnifica opera in pittura.
Il Consiglio Direttivo dell’Opera ha accolto con grande soddisfazione la richiesta del M° Cascella e, con deliberazione del 3 gennaio 2005, lo ha ufficialmente incardinato tra i soci benemeriti e, successivamente, lo ha nominato Delegato di zona della Regione Campania, ove risiede.
L’Opera Praesepium Ars Historiae Populi ringrazia l’insigne Maestro italiano per la fraterna attenzione e per la munificenza nei confronti della nostra attività spirituale e culturale; pertanto, da questa pagina di Vox Praesepis, il Fondatore dell’Opera, Prof.
Vincenzo Piccione d’Avola, preannuncia il prestigioso conferimento al M° Cascella della onorificenza vitalizia di Accademico del Santo Presepio, che verrà conferita al prossimo Eventus 2005 (9-11 dicembre 2005, in Sicilia).


SALERNO - “La sorgente dell'arte è nel cuore-L'opera nasce dall'incontro tra la nostra interiorità ed il mondo visibile”.
Questa la filosofia che da sempre anima il pittore Giuseppe Cascella.
Artista di fama internazionale, conosciuto ed apprezzato dai più importanti critici d'arte, ma anche dal modo della musica, si contraddistingue per il suo stile originale e per l'essenzialità del messaggio che traspare da suoi quadri.
Mostre ed esposizioni realizzate in ogni parte del mondo,dalla Russia all'Argentina, dalla Spagna al Belgio, e proprio qui presto farà tappa in uno dei più prestigiosi musei di Bruxelles per presentare al pubblico una delle sue più significative raccolte.
Nativo di Nocera Inferiore, in provincia di Salerno, il maestro Casella ha coltivato sin da piccolo la passione per la pittura e la scultura, un amore che, protratto nel tempo, è diventato arte e stile.
Nel 2002 ha realizzato con materiali naturali, per il duomo di Urbino, un presepe da Guinness dei primati: cinque metri di altezza, cinque di larghezza e ventisei di lunghezza, trecento case in vera pietra tutte illuminate, cinquecento pastori, statue in movimento, cascate e laghi, fontanelle, fuochi e naturalmente la natività con sullo sfondo il mare e le barche dei pescatori, il tutto illuminato da oltre millecinquecento luci.
Cascella ha partecipato a numerose mostre di arte presepiali in diverse località italiani, cui hanno partecipato anche artisti stranieri.
Ma torniamo al Cascella pittore.
Dalle sue tele si evince una tecnica raffinata ed iperrealista, dai toni impressionisti.
Basta osservarne i quadri per rendersi conto della sua assoluta genialità, dalla Metamorfosi alla Resurrezione del Cristo,dalla Primavera alla Tecnica mista dell'arte moderna, dalle infinite primavere alle nature morte, un insieme variegato di stili ed ispirazioni suggeriti dalle piccole cose quotidiane.
“Dinanzi alla natura m'incanto- ha dichiarato il maestro-.
È come se fossi pervaso da un'estasi interiore.
Ritengo che l'arte non possa avere come fine l'imitazione, ma solo libera espressione del proprio essere interiore.
La grande elaborazione finisce con limitare la forza dell'immaginazione dell'osservatore, mentre il dipinto deve solo alludere e soprattutto stimolare lo spirito, lasciare alla fantasia un campo d'azione.
La natura non va rappresentata ma solo evocata”.
Un compito arduo, quello dell'artista, perché - come dice Cascella - non consiste nella fedele rappresentazione del cielo, delle rocce dell'acqua e degli alberi, ma nella sensibilità dell'animo a rispecchiarsi nella natura.
L'arte deve penetrare, conoscere, accogliere, riprodurre con tutto il cuore e con tutta l'anima ciò che ci circonda.
Grande pittore della natura, di quel mondo di simboli, di pensieri, di spirito e d'intuizioni, l'artista Cascella ha un rapporto con essa costante, quasi d'immedesimazione, al punto da sentirla come unità cosmica, in cui ogni frammento è parte del tutto e realizzante già tutto in sé.
Da qui deriva quella polarità fondamentale della sua opera, una visione completa circolare, la sensazione quindi panica, misteriosa e di non finito dei suoi quadri.
L'elemento fondamentale della sua pittura è la sostanza del suo stile, la nettezza, la solidità pietrosa, quasi cristallina delle forme con contenuti, oserei definirli, romantici, espressioni del sublime, basati sempre sulla vita dei sentimenti, sul rapporto uomo natura, finitezza dell'uomo e comunione dell'universo.
L'opera d'arte diventa così un luogo d'incontro tra eventi spirituali, tra corpo e spirito in cui la presenza del divino è costante, perché la natura è la prova che Dio esiste.
“La mia arte -
sostiene Cascella - è senza prezzo.
L’unico prezzo, in verità, è la soddisfazione di poter comunicare i miei sentimenti, portatori di un mondo antico, affinché non cessino mai di esistere.
Le mie mostre sono sempre ed esclusivamente per beneficenza”.
Un linguaggio, il suo, costituito da pochi vocaboli amati, espressione di una vita coerente che non concede nulla alla moda e ai gusti del pubblico.
Un mondo di esaltazione non corporale, come se ciascun elemento di essi avesse qualcosa da raccontare per la grande umanità e sensibilità che sottende nella realizzazione e nella progettazione delle sue mostre.

 

 

NOTA CRITICA di Maria Teresa Josè Prestigiacomo
Non è stato difficile trovare Giuseppe Cascella, il maestro salernitano del Presepio, perché è un uomo aperto, di grande spiritualità, in nessun modo dedito al business, ma tutto proiettato alla comunicazione su di un tema che egli sente dal dentro come una vocazione, la stessa che lo lega fortemente al santo di oggi, Padre Pio.
Un uomo che ha il fuoco della fede dentro di sé e che si prodiga con la semplicità canonica di chi sa costruire quasi dal nulla, che non dispera mai, che vede il bello ovunque.
Si aggira tra i materiali, tutti quelli che la natura fornisce, illuminandoli di intimo significato, di francescana memoria, di esaltazione non corporale, come se ciascuno di essi avesse qualcosa da raccontare: la sapienza del tempo, la cura e la pazienza dell' "ora et labora", la mobilitazione di ogni risorsa interna, la risonanza dei colori nella compilazione e magia con la quale sa avvolgere lo spettatore.
Trasmette messaggi in tutte le dimensioni dal colossal alla miniatura e lo fa animando tutto quello che lo circonda ed anche l'interlocutore che con lui parla di presepio.
Una vita spesa, tra l'affetto degli amici con i quali lavora tutto intento a dimostrare che si può fare bene anche con poco perché il poco è tanto se lo si rende messaggero delle aspirazioni dell'anima, che è la semplicità con la quale egli sa creare un'aura e rendere viva un'atmosfera, ben al di là dell'aria natalizia che noi siamo soliti respirare una volta all'anno.
Per Cascella è sempre Natale perché egli inventa e costruisci tutto l'anno presepi forse anche imprimendo l'anima e i ritmi delle stagioni che a Dicembre non sarebbero presenti nel loro fluire.
Imprimere dunque un rinnovamento continuo, una genesi perpetua di colori e di calore che abbraccia l'umanità.
Un messaggio più ampio proprio di chi idealizza e coglie l'essenza della comunicazione.
Trovi il divino e la natura in forma imprescindibile perché la natura è la prova che Dio esiste.
Costruire a più piani, in altezza in una gioiosa festa di luci che danno chiarore, ombre e penombre ai sentieri, alle cascate d'acqua di cui senti l'armonioso suono che si mescola ai palpiti dell'ambiente circostante.
Affiora una creatività che sorpassa l'immaginario per fluire in una essenza religiosa fatta di umiltà e di tenerezza.
Ne cogli la freschezza tutta impressa in un colpo d'occhio che ti fa sentire diverso e
più genuino.
Cascella coglie nel segno perché, dopo tutto, il suo è un mondo di "misericordia" cui concorrono i suoi amici che gareggiano per procurare materiali che non disdegnano la presenza di alcuni segni tecnologici, che anzi li recepisce come opera della umana invenzione.
C'è in Cascella la consapevolezza dell'arte che egli coltiva, come usa dire, "senza prezzo" oppure con un prezzo che non può essere definito.
Il prezzo, in verità, è la soddisfazione di poter comunicare i propri sentimenti portatori di un mondo antico che egli vuole che continui ad esistere.
Fantasia e passione, spirito e carne nell'immagineche contempli e rivivi.
Passato e presente nel fluire del tempo in cui il futuro è una carezza sul passato e un interrogativo sul presente.
Un mondo nuovo che egli ipotizza nei suoi presepi dove prevalgono sempre l'ottimismo e la speranza.
Una speranza coinvolgente che ti avvince e ti lega.

Il nostro lavoro è una parte di ciò che siamo, quando ho iniziato a dipingere pensato ai lavori era finito, ci fu un altro, più lucido, più conciso e più perfetto, è arrivato secondo, se si è andato a destra pensato la stessa cosa del prossimo e persino ora ancora cercando la stessa, con la stessa domanda, ma con meno auto-critica, senza ansia e con la convinzione che abbiamo sempre dare di più.

Sono convinto che l'arte è per la liberazione, e lo yoga, lo zen come una forma di sviluppatore è un altro tipo di intelligenza che non è legata al ragionamento, l'armonia di un lavoro è la nostra armonia interiore, mentre abbiamo trovato abbiamo realizzato.

La possibilità di stare insieme significa anche essere in grado di avere la mente in ordine, prevenire qualsiasi contaminazione del nostro ambiente, sia nel nostro lavoro o il nostro quartiere, la critica, di discussione, l'ovvio servono solo a spingerci indietro.
Da soli siamo deboli, dica Van Gogh!, Se vivo adesso, forse, la sua vita sarebbe stato meglio.

 

 

NOTA CRITICA di Alberto Presutti
Il tuo sapere è antico, familiare, tradizionale, il tuo occhio più levigato del chiarore del cielo, le tue mani energia pura del volere, la tua Arte fatica e sogno, desiderio e vita, Tu che percepisci il dettaglio e ne fai creazione artistica di valore.
Ma anche tanta semplicità nel dare, la felicità altrui è la tua che doni coi tuoi pezzi artigianali un alito di bellezza a una stagione fredda come il nostro tempo.

 

 

NOTA CRITICA di Rosa Spinillo
Giuseppe Cascella tra ecclettismo e arte primordiale
Cascella, pittore eclettico, mescola elementi di opere d’arte classiche e moderne a pitture indiane, paesaggi brasiliani, illustrazioni botaniche.
I suoi dipinti si ispirano alla Tapisserie di Bayeux, e tra i soldati della battaglia trovano posto scimmie cinesi medievali, squarci di paesaggi giapponesi, quadri di Matisse e via dicendo.

Nel fare arte di Cascella c’è un tutto riconducibile a più stili e in questo risiede il suo orizzonte eclettico.
E’ anche un primitivo perché per lui tutto è Uno, uni-versale, riconducibile a un orizzonte cosmogonico, antiescatologico, presocratico: eracliteo.

Noi cerchiamo un equilibrio che la cultura dell’estetismo ha avariato o rovinato addirittura.
E più avanti, dopo aver redarguito pur grandissime figure dell’arte moderna come Klee, Kandiskij, Arp, Brancusi, Picasso per avere sparso dogmi stimolanti ma privi di contatto storico, Cascella con i suoi innumerevoli stili sembra voler dire: Ora sarebbe arrivato il momento di lanciare questo grande ponte sul passato, che vuol dire sul futuro.
Di sottrarre all’improvvisazione, all’enfasi e alla letteratura tutta quanta la produzione.
Si tratta di operare, sulla scorta dei materiali salvati e paragonati ( il Cristo, il presepe, l’uomo, l’animale, la donna ) l’idea, la sostanza: la ragione della cultura figurativa; si tratta di recuperare l’evidenza e la continuità organica, biologica quasi, delle umane azioni necessarie: e umano e necessario s’intende tutto quel che ha radice e documento espresso sul terreno di tutti i popoli nel tempo e nell’unità strutturale delle varianti e dei paragoni.
Sollevare questo sistema come un contrappeso (o come uno specchio) al continuo scendere verso il basso che è proprio dei moti dell’intuizione, dell’evocazione spontanea, degli scatti personali, e dell’invadenza irrefrenabile delle rivelazioni letterarie facilmente solubili nell’orgia, nel delirio, nella vacanza.

E questo discorso si chiarifica nella visione di Cascella che rappresenta l’arte dell’uomo primordiale, senza filtri, genuina, quasi naif.
Giuseppe con la sua pennellata racconta l’animale poliedrico che l’uomo paleolitico esprime è un animale che egli, certamente, ha visto, e che, in apparenza celebra mimando, con l’ausilio delle memoria visiva: ma nell’atto di esprimerlo, l’uomo esegue se medesimo traendo fuori di sé l’animale, dopo averlo inghiottito.
L’uomo ha dentro l’animale; se ne libera, per sacrificarlo e restituirlo alla vita, uccidendolo con il segno.
Più che dire “l’uomo ha visto l’animale”, per l’uomo paleolitico si deve dire “l’uomo ha digerito l’animale”.
Figurazione è delineazione del digerito.
E rimane infine da rilevare che l’uomo paleolitico esprime anche l’animale che difficilmente può aver visto; e alcuni che, con certezza, non ha visto.

Dunque la tesi fondamentale è che l’arte nasce da un atto di digestione e deiezione, da un flusso desiderante di trasformazione, quasi biologico, interrotto solo nell’atto di creazione che è primordiale e in qualche modo letale, mortale, ma anche sorgivo.
Questo per certi versi ci fa pensare al gesto nella pittura di Cascella, alla pennellata mutevole, come mutevole è il suo stile.
Il processo di formazione espressiva dell’uomo primordiale è un continuo flusso, un processo inalterabile di integrazione simultanea: è incessante presa di possesso del mondo, posto dalla immaginazione come pura captatio.
Il segno è figura, la figura è atto, l’atto è unità, comunione, integrazione, generazione; l’unità è il divino, il divino è figura, la figura è segno.
Così come azione e simbolo sono l’unica e medesima realtà.
Giuseppe esegue se medesimo traendo fuori di sé l’artista, dopo averlo inghiottito.
Egli è un artigiano che ha dentro di sé l’artista; se ne libera, per sacrificarlo e restituirlo alla vita, uccidendolo con il segno.
Più che dire “Cascella ha visto l’artista”, per Cascella si deve dire “Cascella ha digerito l’artista”.
Poesia è delineazione del digerito.
E rimane infine da rilevare che Giuseppe esprime anche l’artista che difficilmente può aver visto; e alcuni che, con certezza, non ha mai visto.

Ma che centra questa intuizione che mi fa assimilare l’uomo paleolitico nell’atto della sua azione artistica primordiale con Cascella? e l’anti-Edipo citato all’inizio? Questa dell’anti-Edipo è una questione che mi ha fatto pensare molto.
Si può trovare una vicinanza fortissima di Cascella con l’anti-Edipo all’inizio descritto, mi sembra che comunque in lui sia rimasto un residuo di nostalgia dell’origine dell’Io, del primo Io
primordiale, di un Io magico - religioso che in qualche modo mi fa pensare che in Giuseppe esiste ancora una legge, quella dell’artigiano che sa fare arte.

In questo magma c’è un solo nome, ed è il suo, gli altri sono più o meno fittizi, come supporti.
È la mens generale, il torbido totale, la febbre che scivola dentro, quello che lui fa quando dipinge o crea il presepe più bello del mondo.

Nasce così la prima idea di significare, è certo uno degli atti più forti, un raptus…, oppure: ecco un’opera che poteva essere fatta soltanto oggi, ecco un’azione che poteva essere compiuta oggi soltanto.
Ma io credo che bisogna scrivere, o dipingere, in pectore, in ore, in aenigmate, in symbolo, in speculo, in vacuo, le sole strade verso l’apertura, i soli strumenti di scandaglio, il primordiale Cascella quando dipinge non fa diversamente dal suo uomo paleolitico con gli animali disegnati sulle pareti della caverna che più su ho citato: basta sostituire all’uomo paleolitico il nome di Giuseppe e quello degli animali con le pitture, e dalla stessa frase di prima, sostituendo figurazione con poesia.

Cascella con le sue opere multicolori, bellissime, variegate resta un eclettico, interessato a tutte le espressioni artistiche, ma questo non è un male, ma l’estrema capacità di orientare la sua intelligenza poliedrica verso nuove forme, stili, colori e culture diverse.
I soggetti raffigurati, concepiti in una delicata e singolare armonia, hanno ben evidenziato, il suo l'interesse per il naturalismo veristico della sua terra.
In cerca di un linguaggio che rispondesse al "suo bisogno di autenticita' e di poesia", Cascella, si è "affacciato" nel mondo della pittura da autodidatta, nei suoi dipinti, eseguiti prevalentemente su tela, fa rivivere - rimanendo saldamente ancorata ad una raffigurazione semplice e spontanea, accenti più lirici che formali.
Ciò che colpisce in modo particolare delle opere di Giuseppe, è la semplicità; che diventa spesso "il mezzo preferenziale per una visione in cui le dominanti cromatiche hanno un effetto distintivo".
Quello però che più conta in tutto il suo lavoro, è proprio quella sua capacità, non ricercata ma quasi naturale, di raffigurare i soggetti da lui preferiti, in visione di sintesi e permeati a volte da un alone di reminiscenze impressioniste, "a specchio della sua anima".
Poetici scorci polverosi, uno dei tanti interni con scaffali stracolmi di libri e riviste, sovrapposte in modo disordinato, fra brocche e terraglie sbrecciate, quadri, vasi con delicati fiori appassiti.

Il tono si fa intimo, si scopre un rapporto dinamico ed armonico fra le cose e con le cose, assente qualsiasi luce naturale, quasi che l'artista volesse dimostrare che stando dentro, in un luogo protetto, è possibile pensare, dipingere, vivere meglio.

Umori, meraviglie, abbandoni, ironie.
La tavolozza si scurisce in toni brumosi, accordi di marroni e neri strapazzati, richiami stilistici al ‘600 con Frans Hals, bianchi opacizzati, grigi-argento firmano il rapporto dell'uomo con l'ambiente, le cose scelte o che ti scelgono, il gusto per le anticaglie, per gli oggetti dei rigattieri, le stoffe stinte,le poltrone azzoppate.

Immagini che trasudano magia ed evocazione, il vissuto della propria storia, delle radici in cui l'uomo si rifugia e si difende dal mondo.
Il suo studio, la sua tana, si trasforma in una sorta di caldo grembo materno dove gli oggetti “vissuti” parlano un colorato lessico familiare.
Appare come un impulso "genetico", una piega dell'interiorità che si volge con pienezza verso i territori della pittura.
La maniera di Cascella indugia con totale frenesia dentro le cose della pittura come se questa materia espressiva fosse una lingua speciale imparata per dare libero sfogo all’ immaginazione.

Carattere e spregiudicatezza dei gesti che, esercitati con il pennello, si perpetuano inesorabilmente da molti anni in questo artista colmo di un "furor" magnetico e folgorante.
Squarci della memoria che offrono
visioni di nostalgia montana, dove gli abitanti di questa vita si realizzano attraversando la natura e il tempo che pare si sia fermato.

Gesti canonici della pittura che assommandosi producono immagini dal gusto robusto, che riportano il pregio e la volontà dell'arte ancora pervasa di quell'aura che proviene dai primordi.
Segnalazioni di panorami verdeggianti, carichi di intenzioni cromatiche manifestamente pure, timbri intensamente lasciati nella loro esistenza senza compromesso alcuno.

Colori che sembrano fuggiti da una qualche prigione psicologica e che vagano nella loro pulsione, che sembrano esplodere in un orda di ritmo e di felicità.

Un cuore che rimbomba sta dietro le quinte di questa pittura viscerale, di questa celebrazione sincera, di questo impianto che lavora variamente sopra nostalgie visive dei territori alpini, si condensa in simbologie intese come dialogo perenne fra Uomo e Natura.

Passione per il "classico" che si esplica in "naturalismo vorticoso", magma della vita che emerge fra le stesure screziate di segni spiraliformi, intrecci di linee brillanti e di stratagemmi per raggiungere il profondo dell'anima.

Eccola, l'opera ultima che contraddistingue il percorso tradizionale eppure carico di significati ed affetti di Giuseppe Cascella.
E siamo in un paesaggio immaginario dove non viene indicata nessuna presenza umana, dove le cose ancora accadono per il volere di un energia profonda che è quella che fa girare il mondo.

Suggestioni fresche di chiara matrice naif, sogni e reminiscenze dell'afflato romantico che attraversò anche l'animo di Vincent Van Gogh, di Antonio Ligabue, ardore e volontà di esserci cercando di distogliersi dal vuoto dell'esistenza, abbandonando le terre del nero per sporgersi sopra i terrazzi pensili dell'arte del colore, quella che venne perseguita in forma di "macchia" da tutti i grandi autori del passato.

Cascella, incurante delle leggi e degli accordi che spesso si insinuano pericolosi nel mondo della comunicazione sensibile, ancora una volta si rivolge, o meglio, viene chiamato come fosse un “ Profeta” dalla sua autentica passione: "la Pittura".

 

  • fighi
  • padre pio
  • natura morta
  • vesuvio con note
  • cavallo bianco
  • natura morta

Commenti sulle opere di maestrocascella:

 Bellissima questa con i fichi, complimenti, sono onorata che a una persona con la sua esperienza gli siano piaciuti i mie lavori, ho visto anche i presepi, stupendi!
commento di VALDIVIA sull'opera fighi - lunedì 29 settembre 2008 alle ore 10:34

Bellissimo ritratto di S. Pio, una posa inedita, un'espressione carica di pensieri d'amore per il prossimo. Meraviglioso!


commento di Emanuela Terragnoli sull'opera padre pio - domenica 26 ottobre 2008 alle ore 11:06
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